Il BAVAGLIO DEL POLO ALLA RAI

L' ordine bulgaro di Berlusconi «cacciare Biagi e Santoro» è stato tradotto alla prima occasione in atto pubblico dalla servizievole Casa delle Libertà. Il pretesto sono le amministrative di fine mese. Un pugno di parlamentari di tutti i partiti della destra, tranne il Ccd, ha presentato ieri alla commissione di vigilanza Rai una mozione per sospendere subito e (almeno) fino a dopo il voto Il fatto di Enzo Biagi, Sciuscià di Santoro, Primo Piano di Mannoni e, a sorpresa, Porta a Porta di Vespa. L' accusa è di essere «programmi faziosi e non rispettosi del pluralismo». Per Biagi e Santoro, già all' indice, la chiusura potrebbe essere quella definitiva. Vespa, fazioso ma governativo, invece ha già firmato il contratto per l' anno prossimo. La richiesta della Cdl è illegale, nel senso che viola le norme della par condicio. Ma Berlusconi preferisce la legge del padrone: alla prima che mi fai eccetera. L' aveva giurata a Biagi e Santoro e intende andare a fondo. Tanto più ora che, dopo le nomine, ha cinque telegiornali e mezzo sotto controllo. Era prevedibile. Meno prevedibile e sconfortante è il modo in cui tutti gli alleati, con la significativa eccezione del Ccd di Casini, si sono piegati alla vendicativa linea padronale, come dei Vito o Schifani qualsiasi. Come in tutte le trovate quotidiane con le quali il premier s' impegna ad avvelenare la vita pubblica, anche in questa convivono due aspetti, uno tragicomico e uno soltanto comico. Il primo è che Berlusconi si senta ormai autorizzato, dopo appena un anno e senza aver risolto il conflitto d' interessi, a decidere paternalisticamente che cosa gli italiani debbono e non debbono vedere sulla tv di Stato. La pretesa è in linea con la scarsa stima degli italiani espressa dal premier in varie occasioni. Dai tempi in cui ricordava ai venditori di Publitalia che «il pubblico è un bambino di undici anni, neppure tanto sveglio». Fino all' altro ieri, quando, di fronte agli ex agenti di Publitalia promossi venditori di Forza Italia, ha spiegato in modo esilarante che gli elettori si conquistano con quattro frasi ripetute all' infinito e tanti, tanti complimenti. Si comprende che soggetti così suggestionabili e infantili debbano essere tutelati dal pericolo di venire turbati, d' un colpo, da una brutale verità. Né si può pretendere che esercitino da adulti il libero arbitrio. Il particolare soltanto comico è che, nell' ossessione di liquidare Biagi e Santoro, i parlamentari della Cdl abbiano appiccicato l' etichetta di «fazioso» al diletto Bruno Vespa: un caso di ingratitudine da manuale. Anche se è l' unico aspetto dell' iniziativa sul quale si può essere serenamente d' accordo. Ma nonostante la conclamata faziosità di Vespa (finalmente), tutti meritano di essere difesi da questo assalto alla diligenza che sa tanto di prova generale di epurazione. Oltretutto, non si capisce dall' alto di quale pulpito il presidente del Consiglio, che è l' editore di una tv universalmente considerata di basso livello, se non proprio «deficiente», la tv per intenderci dei quiz e del Grande Fratello, possa permettersi di oscurare quattro fra i migliori e più popolari programmi della Rai. Senza contare l' evidente e imbarazzante (per noi, s' intende) vantaggio economico di Mediaset. Secondo la logica barbara, la Cdl dovrebbe allora chiedere anche la sospensione di Striscia la notizia, che ormai è il programma d' informazione più seguito. Perché soltanto la Rai deve immolare al cosiddetto pluralismo ascolti e miliardi? A parte queste considerazioni, che dovrebbero essere ovvie in democrazia, colpisce il tratto disperato della sconclusionata mossa. Alla vigilia di piccole elezioni, con il quasi monopolio della tv, la maggioranza trema all' idea che una singola puntata di Biagi e Santoro, già sotto schiaffo e minaccia di chiusura, possa bucarne la corazza di plastica e far emergere tutta la fragilità dell' avventura berlusconiana. E' come se il governo vivesse in uno stato di eterna emergenza, nel timore che il bluff prima o poi venga scoperto, che basti dare la parola a un ospite, citare un dato economico, perdere le provinciali di Vercelli o il comune di Oristano, per veder franare d' un colpo il castello di cartapesta. La paura del governo di cadere è assai maggiore della speranza dell' opposizione di mandarlo a casa. Chissà chi ha ragione.

CURZIO MALTESE