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La Lega araba: «AZIONI distolgono da vero obiettivo». Timori per tre giornalisti scomparsi

Nuovi raid, decollati anche i jet italiani
L'esercito libico ordina il cessate il fuoco

Attacchi aerei sul bunker di Gheddafi. In volo anche i Tornado. Europei scettici sullo stop alle armi di Tripoli

La Lega araba: «AZIONI distolgono da vero obiettivo». Timori per tre giornalisti scomparsi

Nuovi raid, decollati anche i jet italiani
L'esercito libico ordina il cessate il fuoco

Attacchi aerei sul bunker di Gheddafi. In volo anche i Tornado. Europei scettici sullo stop alle armi di Tripoli

Alcuni Tornado alla base di Trapani-Birgi  (Ansa)
Alcuni Tornado alla base di Trapani-Birgi (Ansa)
MILANO - L'Italia non è più solo l'«affittacamere» (la definizione è del ministro La Russa) che mette a disposizione le proprie basi: dalle 20 di domenica, con il decollo di sei degli otto caccia bombardieri Tornado messi a disposizione della coalizione, è entrata in guerra a pieno titolo. I velivoli sono partiti dall'aeroporto militare di Trapani-Birgi praticamente in concomitanza con l'entrata in vigore del «cessate il fuoco» annunciato con un preavviso di meno di mezz'ora da un portavoce militare libico nel corso di una conferenza stampa. L'ufficiale ha parlato della volontà di dare esecuzione alla risoluzione 1973 delle Nazioni Unite sulla protezione dei civili, la stessa che fa da cornice legale all'operazione «Odyssey Dawn». E ha chiesto a tutte le tribù libiche di deporre le armi e di unirsi in una grande marcia della pace nella capitale. Non è ancora chiaro da cosa sia stata originata questa mossa, se si tratti di una scelta tattica o di un gesto realmente distensivo che serva da presupposto per l'interruzione dei raid aerei. Non è passato inosservato il fatto che l'annuncio sia stato fatto da un ufficiale e non direttamente da Gheddafi o da uno dei suoi figli. Nel suo ultimo messaggio il Colonnello ha anzi rilanciato l'ipotesi di continuare ad oltranza la resistenza contro gli occidentali.

ALLEATI SCETTICI - La proposta di stop alle armi è stata accolta con scetticismo dalla coalizione. «Non è la prima volta che le autorità libiche dichiarano la loro intenzione di applicare un cessate il fuoco per mettere fine alle violenze contro la popolazione civile libica», si legge in una nota della Farnesina. Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, si richiama alle dichiarazioni del segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, e auspica che «questa volta alle dichiarazioni facciano seguito azioni concrete». Più netto il governo britannico: visto che il colonnello Muammar Gheddafi continua a violare la risoluzione Onu - ha fatto sapere un portavoce di Downing Street - le operazioni militari della Gran Bretagna contro di lui continuano. Non molto diversa la linea degli Usa: secondo il consigliere per la sicurezza nazionale, Tom Donilon, a Rio de Janeiro al seguito di Barack Obama in visita ufficiale, Muammar Gheddafi non sta rispettando il cessate il fuoco, «è stato violato subito», e per questo le operazioni in Libia continuano. Donilon ha poi aggiunto che la seconda fase dell'operazione in Libia, guidata da altri partner della coalizione dopo gli Stati Uniti, scatterà già nei prossimi giorni, non nelle prossime settimane. E ha precisato che c'è accordo in seno alla coalizione per non dare il comando delle operazioni alla Nato, ma di sfruttarne le strutture.

TRIPOLI SOTTO ATTACCO - Le azioni della «coalizione dei volenterosi», iniziate nel tardo pomeriggio di sabato, sono proseguite per tutta la notte e per tutta la giornata di domenica. E con il nuovo calare del buio è stato segnalato un ulteriore massiccio bombardamento su Tripoli con conseguente reazione della contraerea libica. La Cnn ha mostrato alcune immagini delle scie dei traccianti con in sottofondo rumori incessanti di spari a ripetizione, anche di fucili e mitragliatori, secondo il racconto dell'inviato del network americano. La contraerea sarebbe entrata in azione anche nei pressi del bunker in cui si rifugia il colonnello Gheddafi. A distanza di un'ora, altri raid sulla capitale sono stati segnalati dall'emittente araba Al Arabiya. E la stessa emittente ha parlato di una colonna di fumo che si starebbe elevando dalla residenza del rais, a Bab AlAzizia. E report successivi di diversi mezzi di informazione parlano di una parte di edificio, un'ala utilizzata per uffici amministrativi, crollata.

L'annuncio degli Usa

«NON DIAMO LA CACCIA A GHEDDAFI» - Il portavoce del Pentagono, Bill Gorney, in una conferenza stampa, ha poi spiegato che tutti gli obiettivi prefissati sono stati colpiti, ma che non c'erano target nella capitale, lasciando intendere dunque che le esplosioni e i colpi riportati dai media non riguardavano iniziative della coalizione. Gorney ha però precisato che «sono state colpite anche truppe di terra» fedeli a Gheddafi nell'area di Bengasi, che «non ci sono più attività aeree delle forze del regime libico» e che in giornata sono stati lanciati complessivamente 124 missili da crociera Tomahwak. Il Pentagono ha poi precisato che la coalizione in questo momento non è a caccia del Colonnello e che la missione consiste nel «colpire obiettivi per rafforzare la no-fly zone». Ha infine detto di avere avuto notizia di feriti tra i civili ma non di vittime. In serata tuttavia alti ufficiali americani hanno ammesso che l'esito finale della mossa occidentale è «incerto» e che sul terreno si potrebbe arrivare a una situazione di stallo, anche nell'ipotesi che gli attacchi aerei costringano il Colonnello a interrompere la sua offensiva contro gli insorti.

ARMI AI CIVILI LIBICI - Già nella notte erano stati effettuati raid aerei su Tripoli proseguiti fino all'alba; una base aerea è stata colpita da 40 bombe sganciate dagli Stealth, gli aerei Usa "invisibili" ai radar. In giornata si sono poi susseguiti attacchi dal cielo e dal mare sulle coste del Paese nordafricano, colpito da una pioggia di missili per costringere Muammar Gheddafi al «cessate il fuoco». Intanto, in uno nuovo messaggio trasmesso dalla tv di Stato, il raìs ha fatto sapere che il popolo libico è pronto «ad una guerra lunga». E suo figlio ha spiegato, in un'intervista alla Cnn, che il padre non ha alcun motivo per farsi da parte. Le truppe libiche di terra del Colonnello avrebbero riconquistato la città di Misurata in mano ai ribelli e uomini del raìs, a bordo di imbarcazioni, avrebbero bloccato il porto. La tv di Stato ha fatto sapere che le sedi dei Comitati popolari libici e degli altri apparati del regime sono state predisposte per la distribuzione delle armi «per un milione di civili».

GIORNALISTI SCOMPARSI - C'è intanto apprensione per tre i giornalisti di cui si sono perse le tracce in Libia da venerdì sera: oltre a Dave Clark, 38 anni, inviato speciale, e a Roberto Schmidt, 45 anni, fotografo, non si sa più nulla di un collega che li accompagnava, Joe Raedle, anch'egli fotografo. Lo ha reso noto l'agenzia 'Getty Images', per la quale lavora Raedle, precisando di non aver più avuto notizie di lui esattamente dallo stesso momento in cui sono spariti Clark e Schmidt, entrambi dipendenti dell'agenzia di stampa 'France Press'. Questi ultimi inviarono un messaggio di posta elettronica a Parigi per comunicare di essere in procinto di recarsi a una ventina di chilometri da Tobruk, nella Cirenaica orientale, dove avrebbero dovuto incontrare esponenti dell'opposizione al regime libico, e intervistare alcuni sfollati in fuga dai combattimenti.

Libia annuncia il «Cessate il fuoco»
IN AZIONE GLI AEREI «INVISIBILI» - Nel frattempo, però, l'offensiva della coalizione va avanti anche se il quadro completo degli interventi non è del tutto chiaro. Secondo la stampa inglese, inoltre, tra gli obiettivi colpiti nei primi raid di «Odyssey Dawn» ci sarebbe un aeroporto vicino a Tripoli usato per i voli dei fedelissimi del regime, preso di mira proprio per impedire agli uomini di Gheddafi di fuggire. Nuovi raid aerei compiuti intorno a Bengasi (che si era lentamente ripopolata in mattinata) hanno distrutto decine di mezzi del Colonnello e 19 caccia americani, stealth compresi, sono stati impiegati contro le truppe del leader libico colpendo obiettivi a Tripoli e a Misurata. L'ammiraglio americano Mike Mullen, capo degli Stati maggiori congiunti, ha annunciato che la «no fly zone» è stata effettivamente imposta sui cieli libici. «Non vi sono indicazioni che Gheddafi si stia orientando sull'uso di armi chimiche» ha anche assicurato Mullen.

Missili Tomahawk sulla Libia Missili Tomahawk sulla Libia     Missili Tomahawk sulla Libia     Missili Tomahawk sulla Libia     Missili Tomahawk sulla Libia     Missili Tomahawk sulla Libia     Missili Tomahawk sulla Libia     Missili Tomahawk sulla Libia

IL GOVERNO: «64 VITTIME CIVILI» - Nelle ultime ore cominciano a emergere le prime stime su morti e feriti. Secondo fonti sanitarie locali, più di novanta persone sarebbero decedute negli scontri a fuoco di sabato a Bengasi. Secondo un bilancio provvisorio fornito invece dal regime sarebbero almeno 64 le vittime dei raid occidentali. I feriti 150. Nel cimitero dei martiri del quartiere di al-Hani, a Tripoli, i funerali delle vittime dei raid aerei compiuti ieri sulla capitale libica. La tv di Stato, inoltre, ha comunicato che migliaia di libici si sono offerti come scudi umani attorno al bunker del Colonnello. La Francia ha tuttavia smentito le notizie diffuse dai libici: «Nessuna perdita civile è stata causata» dai raid francesi, ha detto il portavoce della Difesa transalpina. E quello del Foreign Office britannico ha sottolineato che «diversamente da quello che fa Gheddafi noi non spariamo sui civili». Attraverso un comunicato, il ministro degli Esteri libico ha fatto sapere che il regime considera nulla la risoluzione 1973 che impone la «no fly zone» sulla Libia e che chiede una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Tripoli, viene inoltre spiegato, non coopererà più nella lotta all'immigrazione clandestina.

L'operazione «Odyssey Dawn»

IL FRONTE DEL NO - Sul fronte della diplomazia internazionale, il comitato dell'Unione africana sulla Libia ha chiesto lo «stop immediato a tutte le ostilità» in Libia. La Cina, come la Russia e l'India, ha espresso invece il suo «rammarico» per gli attacchi della coalizione internazionale contro le truppe del Colonnello. Pechino, insieme a Mosca, entrambi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite con diritto di veto, si erano astenute al momento dell'approvazione della risoluzione 1973 che ha dato base legale all'intervento in Libia. Mosca ha chiesto a Francia, Gran Bretagna e Usa di «sospendere l'uso non selettivo della forza». Ha duramente criticato i raid aerei anche la Lega Araba. Per il segretario generale della Lega, Amr Moussa, gli attacchi della coalizione internazionale sono andati oltre il loro obiettivo, che era di imporre una non fly zone. «Quello che vogliamo è proteggere i civili, non bombardarne altri», ha detto Moussa. Critiche a Barack Obama da Hugo Chavez. Il presidente del Venezuela ha criticato il presidente americano che ha vinto il Nobel per la Pace «ma che sta portando avanti un'altra guerra come in Iraq e Afghanistan». L'Iran dal canto suo ha esortato i libici a non fidarsi delle potenze occidentali, il cui «unico obiettivo è quello di conquistare un controllo neocoloniale su una nazione ricca di petrolio».

LA CONDANNA DEI TALEBANI - Dai talebani afghani arriva una condanna, senza minacce, delle «interferenze dell'Onu e dell'Occidente negli affari interni della Libia» perché esse «avranno conseguenze che sono contro gli interessi dei Paesi islamici». In un comunicato, il portavoce dei talebani rivolge anche un appello alla popolazione libica a prendere il controllo della crisi e a non permettere che altri gestiscano il suo futuro.

Redazione online
20 marzo 2011(ultima modifica: 21 marzo 2011)© RIPRODUZIONE RISERVATA

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