ROMA
Per tutta risposta allo sciopero dei giornalisti sul ddl intercettazioni e al silenzio dei media di ieri, Berlusconi rovescia la prospettiva. Non è la legge che vieta di ascoltare telefonate altrui ad essere un bavaglio per la libertà, dice il premier. È piuttosto «la stampa schierata con la sinistra, pregiudizialmente ostile al governo, che disinforma, distorce la realtà e calpesta in modo sistematico il diritto sacrosanto della privacy dei cittadini», ad aver «imposto il bavaglio alla verità».

Ed ai promotori della Libertà, "legionari" destinatari dell’ennesimo messaggio del Cavaliere, Berlusconi affida perciò il «compito non facile ma importante» di liberare la verità da questo bavaglio. Per il premier sono insomma certi giornalisti che «calpestano» il diritto ad un «uso sereno del telefono», «invocando la loro libertà come se fosse un diritto che prescinde dai diritti degli altri». Berlusconi li bacchetta, ricordando che «in democrazia non esistono diritti assoluti, perchè ciascun diritto incontra il proprio limite negli altri diritti egualmente meritevoli di tutela che, in caso della privacy, sono prioritariamente meritevoli di tutela». «Un principio elementare della democrazia - osserva il premier - ma che la stampa italiana, nella sua maggioranza, ha deciso di ignorare».

L’attacco ai media riporta parzialmente l’orologio indietro rispetto ai giorni scorsi, quando il Guardasigilli Angelino Alfano era salito al Colle ad indicare al segretario generale Donato Marra la volontà del premier di procedere a «modifiche significative» sul testo. Cambiamenti che dovrebbero essere pronti per lunedì, quando si riunirà la Consulta per la giustizia del Pdl, e dovrebbero tener conto anche dei desiderata dei finiani. Ma intanto oggi sul web magazine di FareFuturo si prende ancora una volta le distanze dal premier, sostenendo che la libertà di stampa «non è mai abbastanza» ed è un «diritto assoluto». Quella di oggi è anche la giornata in cui il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano lancia nuovamente un appello a riforme condivise. Lo fa inviando un messaggio al congresso del Psi, nel quale sottolinea «la necessità che ben mirate modifiche istituzionali ormai mature si definiscano attraverso un percorso condiviso nel rispetto dei principi fondamentali desumibili dall’intero impianto costituzionale».

Subito l’opposizione contrappone il richiamo di Napolitano a sobrietà ed etica di responsabilità nella politica allo «sproloquio propagandistico ed aggressivo» del premier, che oggi torna ad accusare gli avversari politici di essere capaci «solo di criticare e insultare». «Il giorno dopo il silenzio e lo sciopero dei giornalisti contro la legge bavaglio - afferma la capogruppo Pd al Senato Anna Finocchiaro - il premier decide di attaccare la libera stampa tacciandola di fare disinformazione. E poche ore dopo il saggio appello del presidente Napolitano a lavorare per riforme condivise e a recuperare sobrietà e responsabilità, Berlusconi decide di alzare i toni e insultare l’opposizione. Il suo è un propagandismo esasperato, che nasconde un disegno pericoloso per la democrazia perchè mira a indebolire le istituzioni, il confronto parlamentare, la magistratura e la libera stampa». Per Di Pietro il piano «evrsivo» di Berlusconi è chiaro: «Abolire l'articolo 21 della Carta, sottomettere l'informazione, come sta facendo con il servizio pubblico radiotelevisivo, e come era riportato nel piano della P2».

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