Napoli, è record di disoccupati

diPaolo Grassi

Ieri l’Istat ha diffuso i dati sul mercato del lavoro italiano relativi al 2017. Numeri che confermano una Campania e soprattutto una città di Napoli in sofferenza. Il capoluogo partenopeo, infatti, con un +3,9%, risulta — fra i 13 grandi comuni della Penisola — quello dove il tasso di disoccupazione aumenta maggiormente rispetto al 2016. Ma in tutta la regione l’incidenza dei senzalavoro cresce. Di contro, nonostante l’aumento degli occupati, il divario rispetto al resto del Paese resta tale da non giustificare entusiasmi. Qui, a differenza di molte altre aree, non sono stati ancora ritrovati i livelli pre-crisi. Il tutto a fronte di una precarizzazione sempre più preoccupante del mercato del lavoro.

In Italia il tasso cala, in Campania va su

Nel 2017, secondo l’Istat, continua — a livello nazionale — la riduzione del numero dei disoccupati. Un dato più intenso rispetto al 2016, dovuto essenzialmente ai risultati degli ultimi tre trimestri dell’anno. A livello territoriale, scendendo nel dettaglio, il trend più intenso è stato registrato nelle regioni settentrionali: -8,0% contro -3,7% nel Centro e -0,5% nel Mezzogiorno. Raffinando ancor più l’analisi, rispetto al 2016 il tasso di disoccupazione si riduce in quasi tutte le aree del Sud, specie in Calabria (-1,6 punti), con l’eccezione — precisa l’istituto centrale di statistica — di Molise e Campania. Dove la percentuale dei senzalavoro è cresciuta rispettivamente dell’1,8 e dello 0,6%. Nella nostra regione, peraltro, la crescita dei disoccupati riguarda sia la componente maschile che quella femminile.

Non si recuperano i livelli pre crisi

Nel complesso, rileva l’Istat, il 2017 si caratterizza per un incremento dell’occupazione nelle tre ripartizioni. Il tasso di lavoro (15-64 anni) aumenta nel Nord di 0,8 punti, nel Centro di 0,7 e nel Mezzogiorno di 0,6. Tuttavia, mentre nel Centronord l’indicatore raggiunge livelli pressoché analoghi a quelli del 2008, arrivando al 66,7% nel Nord e 62,8% nel Centro, nell’Italia meridionale il dato è ancora al di sotto del 2008 di 2,0 punti (44,0%). Nelle regioni settentrionali, ancora, è più sostenuto anche l’incremento del tasso di occupazione 15-34 anni (+0,8 punti) in confronto alle regioni del Centro e del Sud (+0,6 e +0,5 punti). Nel 2017 anche il tasso di disoccupazione si riduce in tutte le ripartizioni ma i divari rimangono accentuati: nel Sud (19,4%) è quasi tre volte quello del Nord (6,9%) e circa il doppio di quello del Centro (10,0%).

In 113mila a caccia di un impiego

Nei grandi comuni — tredici a livello nazionale — l’Istat segnala per il 2017 tassi di disoccupazione in calo in molte realtà. Nel Sud, a Palermo e Bari (-3,8 e -2,1 punti); nel Centronord, a Torino (-1,5) , Genova (-2), Venezia (-1), Bologna (-0,4), Firenze (-0,1) e Roma (-0,1). Il confronto con il 2016, di contro, produce un aumento dell’incidenza dei senzalavoro a Milano (+0,1), Verona (+0,3) Messina e Catania (rispettivamente +3,2 e +1,6 punti percentuali). Ma è a Napoli che la crescita della disoccupazione assume contorni da record: +3,9% in un anno (dal 26,6 al 30,5%, per l’esattezza). Il che, in termini assoluti, significa 24 mila persone in più alla disperata caccia di un impiego. I senzalavoro, in città, sono 113 mila. Nel 2007, dieci anni or sono, i disoccupati censiti dall’Istat erano 34 mila (l’11% della popolazione attiva): ossia ben 79 mila in meno di oggi.

Occupati, a Milano sono il 30% in più

Milano il tasso di occupazione , nell’anno appena trascorso, si attestava al 70,9% (solo a Bologna l’indicatore è arrivato più in alto: 71,7%). A Napoli, invece, che si conferma cenerentola tra le grandi città italiane, la percentuale di persone impiegate (tra i 15 e i 64 anni) non va oltre il 39,3%. Vale a dire 31,6 punti in meno rispetto al capoluogo meneghino e 26,8 nei confronti della Capitale (dove il tasso di occupazione è al 66,1%). Magra consolazione, dunque, appare il «balzo» partenopeo di 1,8 punti sul 2016. Nel Mezzogiorno, allargando lo sguardo, la crescita del tasso di occupazione interessa tutte le regioni con l’eccezione di Basilicata (-0,8 punti) e Molise (-0,2). Gli incrementi più rilevanti si segnalano in Calabria e Abruzzo (rispettivamente +1,2, +1,1). La Campania, dal canto suo, fa registrare un aumento dello 0,9%.

Un mercato ormai (ri) precarizzato

In Campania, nel 2017, sono stati attivati 138.976 contrati di assunzione a tempo indeterminato: 6.802 in meno rispetto al 2016 ma soprattutto 93.120 in meno rispetto al 2015. Come dire: dopo l’euforia da Jobs Act (o, più precisamente, dovuta agli incentivi statali collegati alle assunzioni) il mercato del lavoro campano si è avviato a una veloce quanto inesorabile (ri)precarizzazione. Una ulteriore conferma? I contratti a termine, passati da quota 223.670 del 2015 a 301.553 del 2017. Ben 165.959, invece, sempre nel 2017, le cessazioni di contratti a tempo indeterminato registrate nelle cinque province della Campania.

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14 marzo 2018 2018 ( modifica il 14 marzo 2018 2018 | 10:23)