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Guerra civile siriana
parte Primavera Araba
Un edificio bombardato dall'esercito siriano a Homs
Data15 marzo 2011 - (conflitto in corso)
LuogoSiria
EsitoConflitto in corso
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
140.000 insorti[7]200.000 soldati (2011)[8]
120.000 soldati (2013)[9]
Perdite
12.916 insorti
1.924 disertori
34.500 civili, migliaia di feriti[10]16.729 soldati
12.000 paramilitari filo-regime
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La guerra civile siriana è un conflitto in corso nel paese che vede opposte le forze governative e quelle dell'opposizione, riunite nella Coalizione nazionale siriana e che si inserisce nel contesto più ampio della Primavera Araba. Il conflitto è iniziato il 15 marzo 2011 con dimostrazioni pubbliche, si è sviluppato in rivolte su scala nazionale, per poi divenire guerra civile nel 2012. Secondo l'ultimo bilancio delle Nazioni Unite 100.191 persone sono state uccise dall'inizio del conflitto, tra i quali anche migliaia di donne e bambini innocenti.[11]

Le proteste, che hanno assunto connotati violenti sfociando in sanguinosi scontri tra polizia e manifestanti, avevano l'obiettivo di spingere il presidente siriano Bashar al-Assad ad attuare le riforme necessarie a dare un'impronta democratica allo stato. Secondo il governo invece miravano a creare uno Stato islamico radicale, vista la presenza nel Consiglio nazionale siriano dei Fratelli Musulmani e altri gruppi legati all'Arabia Saudita ed al-Qa'ida.[12][13]

In virtù di una legge del 1963 che impediva le manifestazioni di piazza (solo dopo diverse settimane di scontri formalmente revocata)[14], il regime ha proceduto a sopprimere, anche ricorrendo alla violenza, le dimostrazioni messe in atto dalla popolazione, provocando un numero fin ora imprecisato di vittime tra i manifestanti e le forze di polizia.[15]

Nella primavera 2011 il governo siriano spiegò le forze armate siriane per reprimere le rivolte. Molte città furono assediate e venne ordinato ai militari di aprire il fuoco sui civili. I civili e i disertori dell'esercito iniziarono così a formare unità di combattimento e si riunirono nell'esercito siriano libero, combattendo in modo sempre più organizzato. Il governo siriano definisce i rivoltosi un "gruppo terroristico armato".

Secondo varie fonti, incluse le Nazioni Unite, sono state uccise fino a 30.000-37.000 persone, di cui circa metà sono civili, inclusi i combattenti armati di entrambe le parti, tra cui circa 1.900 manifestanti dell'opposizione. Secondo l'ONU, circa 1,5 milioni di siriani sono sfollati all'interno del paese. Per fuggire alle violenze, decine di migliaia di siriani si sono rifugiati nei vicini Paesi, tra cui la Turchia, la Giordania, il Libano e il Kurdistan iracheno. Inoltre decine di migliaia di manifestanti sono stati rinchiusi nelle carceri governative, dove sono state riportate torture su larga scala.

Le organizzazioni internazionali hanno anche accusato le forze governative e i miliziani di Shabiha di usare i civili come scudi umani, di puntare intenzionalmente le armi su di loro e di adottare la tattica della terra bruciata. Anche i ribelli anti-governativi sono stati accusati di abusi dei diritti umani, incluse torture, sequestri, detenzioni illecite e esecuzioni di shabiha e soldati.

La Lega Araba, gli Stati Uniti, l'Unione europea, gli Stati del CCG e altri paesi hanno condannato l'uso di violenze contro i manifestanti. Russia e Cina hanno più volte posto il veto a risoluzioni Onu che avrebbero condannato le azioni di Assad con sanzioni, obiettando che avrebbero potuto favorire un intervento straniero, ma questo ha anche portato alla nascita degli Amici della Siria, un gruppo di oltre ottanta nazioni che si riuniscono periodicamente per discutere della crisi. La Lega Araba ha sospeso la Siria per la risposta del governo alla crisi e ha inviato nel dicembre 2011 una missione di osservatori, come proposta di una risoluzione pacifica della crisi. Un ulteriore tentativo di risolvere la crisi è stato intrapreso con la nomina di Kofi Annan come inviato speciale dell'Onu. Il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon aveva ripetutamente ammonito che il conflitto siriano si poteva intensificare in una vera e propria guerra civile.

Il 15 luglio 2012 il Comitato Internazionale della Croce Rossa ha definito la crisi siriana un "conflitto armato non internazionale", applicando così una legge umanitaria internazionale, sotto le Convenzioni di Ginevra.[16]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La Siria è sotto stato di emergenza dal 1962, il che di fatto sospendeva la maggior parte dei diritti costituzionali dei cittadini siriani. Il Governo siriano ha da sempre giustificato questo fatto sottolineando che la Siria è in stato di guerra con Israele. Come è successo con Bashar al-Assad, i cittadini siriani approvano il Presidente tramite referendum ma è da notare che la Siria non prevedeva elezioni multi-partitiche per la propria legislatura.

Dal 1963, in seguito a un colpo di Stato ba'thista, la Siria è controllata dal partito laico del Ba'th. Nonostante i cambi di potere interni, come il colpo di Stato del 1966 e la Rivoluzione Correttiva Siriana del 1970, il partito del Ba'th è rimasto l’unica autorità in Siria, di fatto ridotto però a fungere da pura e semplice cinghia di trasmissione tra l'autocratico volere presidenziale e del suo staff e gli organi esecutivi del paese.

Dopo la "rivoluzione del 1970", il presidente Hafiz al-Asad ha guidato la Siria per circa 30 anni, censurando qualsiasi partito politico di opposizione e qualsiasi candidato. Nel 1982, all'apice di un'insurrezione islamica, Hafiz al-Asad ha condotto una politica di terra bruciata contro la città di Hama per reprimere la rivolta della comunità musulmana sunnita, che includeva anche i Fratelli Musulmani e altre organizzazioni. La stima dei morti varia, da una stima minima del New York Times di almeno 10.000 cittadini siriani uccisi[17], ai 40.000 stimati dal Comitato Siriano per i Diritti Umani[18], di cui 1.000 soldati.

La notizia della successione del potere tra padre e figlio diede inizio alle manifestazioni di Latakia del 1999, dove si ebbero proteste violente e scontri armati, a seguito delle elezioni per l'Assemblea Popolare (il Parlamento monocamerale siriano). A scatenare gli incidenti fu una faida, che covava da lungo termine, tra Hafiz al-Asad e suo fratello minore Rifaʿat. Furono uccise due persone negli scontri a fuoco tra polizia siriana e sostenitori di Rifaʿat. Fonti dell’opposizione invece, negate dal governo, dicono che ci furono centinaia di morti e feriti.
Hafiz al-Asad, gravemente malato di cuore, morì un anno dopo, forse a causa di una fibrosi polmonare. Gli succedette Bashar al-Asad, nominato dopo che un emendamento costituzionale permise di abbassare da 40 a 34 anni l'età minima per essere eletti presidente.

Bashar, che parla francese e inglese e che è sposato con una donna di origini siriane nata in Inghilterra, venne definito come “ispiratore di speranza” per le riforme e la “Primavera di Damasco” ebbe inizio nel gennaio 2000 con intensi dibattiti sociali e politici.

Le rivolte curde hanno portato a un aumento della tensione dal 2004, l'anno delle rivolte della cittadina di Kamichlié contro il governo, che cominciarono nella città del nord-est curdo di Kamichlié. Durante una caotica partita di calcio, alcune persone cominciarono a sventolare bandiere curde e la partita si trasformò in un conflitto politico. Ci furono almeno 30 morti (alcune fonti parlano di 100 caduti) a causa della brutale reazione della polizia siriana e degli scontri non meno brutali tra curdi e arabi. Successivamente ci furono altre proteste minori e le reazioni del governo furono improntate alla medesima durezza.

La famiglia al-Asad fa parte della minoranza degli alauiti, una propaggine dell'Islam sciita che le statistiche indicano costituire tra il 6 e il 12% della popolazione siriana. Essa governa il Paese dal 1970 e controlla strettamente i servizi di sicurezza siriani, generando un profondo risentimento tra i musulmani sunniti (che sono i ¾ della popolazione) e la minoranza curda. Bashar al-Asad dichiarò che il suo Stato era immune dalle proteste di massa che si stavano manifestando in Egitto. Buthayna Sha'bān, un consigliere presidenziale, diede la colpa al chierici sunniti e alle loro prediche che incitavano alla rivolta, così come aveva fatto lo "shaykh informatico" Yusuf al-Qaradawi in un suo sermone da Doha il 25 marzo 2011. Secondo il “The New York Times” il governo siriano ha chiamato solamente le unità dei servizi segreti in mano agli alauiti per reprimere la rivolta. Sarà utile ricordare che il fratello minore del Presidente, Maher al-Asad, comanda la IV Divisione mentre il cognato Assef Shawkat, è Capo di Stato Maggiore dell'esercito. Si dice che la sua famiglia abbia paura di un fallimento dell'uso della linea dura sui manifestanti perché potrebbe incoraggiare le opposizioni e far scendere molta più gente nelle strade.[senza fonte]

La protesta fallisce a febbraio[modifica | modifica wikitesto]

In un'intervista concessa al quotidiano statunitense Wall Street Journal, Bashar al-Assad si dice convinto del fatto che siano necessarie riforme e che si stia costruendo una "nuova era" in Vicino Oriente, mentre in altri paesi del Nordafrica si svolgono manifestazioni di piazza senza precedenti.[19]

La mobilitazione indetta però in Siria per il 4 e 5 febbraio, in contemporanea con la "giornata della partenza" proclamata in Egitto, nel 2011, non ottiene il risultato sperato e scarse risultano le adesioni da parte della popolazione, complice anche il cattivo tempo. Il giorno prima si era rivelato un insuccesso un sit-in indetto davanti alla sede del Parlamento "in segno di solidarietà con studenti, lavoratori e pensionati privi di reddito".[20]

Il 10 febbraio Damasco apre definitivamente ai social network e dopo 5 anni fa cadere il divieto che ne prevedeva l'oscuramento.[21] La decisione di eliminare le limitazioni, secondo quanto riferisce il quotidiano filo-governativo al-Waṭan (La Patria), dimostra "la fiducia del governo nell’uso della rete". Secondo l'opposizione il libero accesso ai social network sarebbe un tentativo delle autorità siriane per contrastare attività sediziose contro il regime.[21]

Il 17 febbraio però Tal al-Mallouhi, giovane blogger siriana, viene condannata a cinque anni di carcere dall'Alta corte per la sicurezza dello Stato, con l'accusa di aver lavorato per conto della Cia.[22]

La rivolta di marzo[modifica | modifica wikitesto]

Dal 15 marzo la Siria è di nuovo percorsa da timide manifestazioni anti-regime, che però solo a Dar'a, città della Siria meridionale, capoluogo della regione agricola e tribale del Hawran (tra le più povere del paese), sfociano dal 18 marzo in proteste di massa senza precedenti, represse con le forze militari.[23][24] Numerose persone rimangono uccise durante gli scontri. Il governatore della regione, Faysal Kulthum, il 23 marzo viene rimosso dall'incarico dal presidente siriano.[23]

Nonostante l'annuncio delle riforme dato il giorno prima dal portavoce del presidente, il 25 marzo le proteste proseguono e sfociano in scontri che provocano numerose vittime a Dar'a, Latakia e Samnin.[25][26]

Il 26 marzo, mentre manifestazioni si svolgono a Darʿā, i partecipanti al funerale delle vittime dei giorni precedenti danno alle fiamme la sede locale del partito Baʿth e manifestazioni si svolgono anche a Latakia, dove il giorno successivo si apprende che almeno 12 persone (secondo l'opposizione 20), tra cui una decina di militari, rimangono uccise negli scontri.[27][28] A Darʿā ancora il 28 marzo persone scese in strada per protestare contro lo stato di emergenza sono fatte oggetto di attacchi a colpi di arma da fuoco da parte della polizia. Nello stesso giorno il vice presidente siriano annuncia che il presidente Assad prenderà decisioni che saranno "gradite al popolo siriano".[29]

Il 30 marzo rimangono uccise 25 persone a Latakia, porto a nord-ovest di Damasco, durante la repressione delle manifestazioni.[30] Lo stesso giorno il presidente siriano, Bashar al-Assad, nel discorso pronunciato in parlamento a Damasco, annuncia che il prossimo governo è pronto ad attuare riforme per la lotta alla corruzione e l'aumento degli stipendi.[31] Assad accusa inoltre forze straniere di fomentare la rivolta e condanna i media satellitari come Al Jazeera di sobillare i rivoltosi.[32]

Il 3 aprile il presidente siriano Bashar al-Asad nomina l'ex ministro dell'Agricoltura Adel Safar nuovo Premier e gli affida l'incarico di formare il nuovo governo.[33]

La protesta non si spegne ad aprile e a maggio[modifica | modifica wikitesto]

Situazione delle proteste in Siria
Manifestazione a Damasco l'8 aprile.

L'8 aprile, uno dei giorni più bui della protesta, diversi manifestanti rimangono uccisi a Dar'a, nella Siria meridionale, durante un attacco da parte di forze di sicurezza contro i manifestanti. Scontri si verificano anche ad Homs e nei sobborghi di Damasco, mentre a Harasta tre vittime si registrano tra i dimostranti.[34][35] Almeno 37 morti si registrano a Der'a alla fine di tre giorni di duri combattimenti.[36] In occasione della celebrazione del funerale delle vittime di Dar'a, la polizia, che proibisce ogni manifestazione pubblica, disperde con l'uso delle armi la folla in lutto provocando l'uccisione di numerose persone.[37]

La notte del 18 aprile è segnata da intensi scontri in diverse città della Siria: Latakia, Homs, Damasco e Aleppo. Attivisti dei diritti umani riferiscono di numerosi morti e centinaia di feriti.[38] La morte di un capo tribale in carcere innesca accesi scontri ad Homs lo stesso giorno nel corso dei quali rimangono uccise almeno 8 persone. Gli episodi di violenza sono segnati anche dalla protesta pacifica dei civili, cui il regime risponde con durezza.[39]

Il 22 aprile un raduno di manifestanti a Damasco contro il regime viene disperso a colpi di fumogeni.[40] Altre proteste si svolgono nello stesso tempo a Dar'a, Raduni, Kamichlié e Amuda.[40] In un sobborgo a nord della capitale, a Duma, si registrano morti in seguito al ricorso ad armi da fuoco da parte della polizia, mentre numerosi altri se ne contano in altre città siriane nello stesso giorno.[41][42] Nel corso della giornata, che vede man mano estendersi la protesta in numerose città del paese, oltre 60 persone muoiono per mano delle forze di sicurezza.[43][44] Alla fine si scopriranno essere più di 100 le vittime del venerdì in Siria.[45]

Nel corso di un raid dell'esercito a Dar'a il 25 aprile, volto a colpire le cellule di protesta attive da diverse settimane nella città siriana, numerosi civili rimangono uccisi, diverse decine secondo alcune fonti.[46] La stessa città risulta essere sotto assedio alcune ore dopo; le forze di sicurezza hanno inoltre provveduto a tagliare le forniture d'acqua e elettricità.

A fine aprile la repressione attuata dal regime assume l'aspetto di un massacro, con il ricorso a carri armati da parte della polizia e armi pesanti. Oltre 400 sono i decessi registrati dall'inizio della protesta, mentre circa 500 persone risultano essere state tratte in arresto.[47]

Manifestazione a Baniyas il 29 aprile 2011: Il "venerdì della rabbia"

Ancora venerdì 29 aprile manifestazioni si svolgono in numerosissime piazze del paese, compresa Der'a (posta sotto assedio dalle truppe del fratello del presidente Asad), capeggiate anche dalla clandestina Fratellanza Musulmana (protagonista delle recenti sommosse popolari in Egitto), messa fuori legge nel paese.[48][49] I militari siriani ricevono nuovamente ordine di reprimere il dissenso e numerosi civili cadono uccisi durante il giorno a causa del ricorso alle armi da fuoco.[48] Alla fine del giorno si conteranno 60 persone morte nella repressione.[49]

Per tutto il mese di maggio le proteste non si esauriscono, mentre continuano ad aumentare le persone uccise nel corso delle operazioni messe in atto da parte della polizia volte a reprimere le manifestazioni. Queste ultime degenerano da marzo in scontri violenti con le forze delle sicurezza, provocando, secondo un bilancio aggiornato all'inizio di giugno, oltre 1000 morti. Si contano in 10.000 invece gli arresti.[50]

Dopo un sanguinoso attacco rivolto alla città di Baniyas (una delle roccaforti della protesta) il 7 maggio, l'11 maggio anche la città di Homs, e soprattutto il quartiere di Bab Amr, sono al centro di una vasta operazione dell'esercito siriano volta a colpire le cellule della protesta.[51] A metà maggio una trentina di manifestanti risultano aver perso la vita negli scontri degli ultimi tre giorni tra manifestanti e forze di sicurezza a Tall Kalakh, nella Siria occidentale a ridosso del confine con il Libano.[52] Durante il "venerdì delle libertà" proclamato per il 21 maggio circa 40 persone vengono assassinate dalle forze di Damasco nel corso di manifestazioni nella provincia occidentale di Idlib e nella città di Homs.[53][54]

L'intensificarsi degli atti repressivi[modifica | modifica wikitesto]

La vecchia bandiera della Siria usata durante le manifestazioni dalle forze di opposizione

All'inizio del mese di giugno 2011, l'offensiva dell'esercito di Assad, diretta nel nord-est del paese, provoca uno svariato numero di morti.[55] Numerosi tra più grossi centri siriani appaiono scossi dalle manifestazioni, il cui epicentro è la città di Deraa, e colpiti dalla repressione delle truppe del regime.[55] Il 5 giugno nel corso di una protesta vicino alle Alture del Golan, in occasione della rievocazione della "Nakba" (in cui si celebra la disfatta delle forze arabe durante la guerra dei sei giorni del 1967), soldati israeliani hanno aperto il fuoco contro i dimostranti palestinesi alla frontiera provocando numerose uccisioni.[56]

Il 31 luglio 2011 il governo siriano procede ad attuare cannoneggiamenti su Hama, cuore della ribellione siriana contro Assad, assediata dai carri armati e minacciata dal fuoco dei cecchini posizionati strategicamente, già oggetto di una violenta repressione nel 1982 quando Hafiz al-Assad, padre del presidente, soffocò nel sangue l'opposizione dei Fratelli musulmani.[57] Alla fine della giornata si conteranno cento morti.

Il 21 agosto presso l'organizzazione filo-israeliana AIPAC, Obama ha ammesso la possibilità di un intervento militare degli Stati Uniti, se la Siria impiegherà armi chimiche e batteriologiche sulla popolazione civile.

Secondo fonti degli attivisti le vittime dei crimini del regime sono oltre centoventimila.

Il 25 agosto 2012 l'esercito governativo mette in campo l'aviazione, lanciando missili su quartieri residenziali nelle periferie di Damasco. Nella sola città di Daraya, secondo gli attivisti anti-governativi, i bombardamenti avrebbero causato 400 morti in un solo giorno, il bilancio più tragico dall'inizio della rivolta, mentre secondo la TV di stato, che conferma i bombardamenti, l'alto numero dei morti sarebbe l'esito di una vasta operazione governativa contro le bande armate presenti in quella città, che sarebbe stata "ripulita dagli ultimi terroristi". Secondo fonti di informazione, "al bombardamento delle forze governative sono seguiti i rastrellamenti casa per casa dei soldati e dei miliziani di Assad, gli "shabiha". I Comitati hanno denunciato "esecuzioni sommarie con i cadaveri smembrati e dati alle fiamme"."[58]

Il ruolo dei servizi segreti[modifica | modifica wikitesto]

La nave Oker A 53 Hamburg 2261.

Fra gli schieramenti che prendono parte a quella che si presenta all'opinione pubblica come "Guerra civile siriana" si devono evidenziare i ruoli di quanti hanno offerto appoggio al governo siriano e quelli che lo hanno fatto in favore delle forze ribelli. Fra gli Stati che hanno espresso il loro appoggio alle forze ribelli si possono menzionare Qatar, Arabia Saudita, Giordania e Turchia che riforniscono le sopra menzionate truppe con materiale e attrezzature logistiche, mentre, il governo di Damasco riceve da parte di Russia e Iran rifornimenti in strumenti, armi, oltre a uomini di Hezbollah provenienti dal Libano. Ma questi non sono gli unici a seguire da vicino la questione siriana. Nel mese di marzo 2012, 18 cittadini francesi, fermati dalle forze di Damasco, chiedevano di potersi avvalere dello status di prigionieri di guerra senza tuttavia fornire informazioni circa la loro identità e i corpi militari di appartenenza. Fra di essi anche un alto ufficiale del servizio di controspionaggio francese[senza fonte]. Nel frattempo personale appartenente alla CIA veniva coinvolto in operazioni al confine meridionale della Turchia mentre uomini del servizio segreto francese fornivano attività di intelligence alle forze ribelli siriane. Anche i servizi segreti tedeschi del Bundesnachrichtendienst (BND), schierano al largo delle coste siriane la nave spia Oker, dotata di strumenti radar molto avanzati e in grado di intercettare qualsiasi comunicazione o movimento aereo fino a 600 km di distanza.[59] Rispetto al ruolo italiano viene riferito l'arresto di 4 persone armate, su territorio libanese, in possesso di passaporti italiani ma con nomi stranieri per il cui rilascio hanno lavorato le ambasciate italiana e americana negoziando con il governo di Beirut.[60]

Scontri turco-siriani[modifica | modifica wikitesto]

Cacciabombardiere McDonnell Douglas F-4 Phantom dell'aviazione turca

Il prolungarsi dello status quo siriano, non particolarmente gradito agli Stati Uniti, ha chiamato in causa la vicina Turchia che è stata oggetto di una intensa attività diplomatica già a partire dal 27 agosto quando il direttore della CIA David Petraeus è giunto ad Ankara allo scopo di discutere di problemi legati alla lotta al terrorismo e problemi legati alla situazione turco-siriana,[60] il cui confine era, da alcune settimane stato interessato da fenomeni di ammassamento di truppe turche[61].

Il 21 giugno 2012, il presidente turco Abdullah Gül, ha avvertito che l’abbattimento del caccia-bombardiere Phantom F-4 turco in acque internazionali non potrà essere ignorato e per questo prese le misure opportune. Tale episodio, secondo una notizia data dall'emittente araba Al Arabiya sarebbe stato provocato sulla base di un ordine proveniente da Mosca e in coordinamento con le forze navali russe. I piloti turchi, il capitano Gorkhan Ertan e il luogotenente Hasan Husyin Aksoy, sarebbero stati recuperati vivi, trasportati a terra ed uccisi subito dopo.[62] Il 3 ottobre 2012 il governo di Ankara riferisce colpi di mortaio provenienti da parte siriana i quali provocano fra la popolazione civile 5 morti e 13 feriti, facendo seguire azioni su obiettivi militari siriani che hanno causato 5 vittime e 15 feriti tra le forze militari siriane fedeli a Bashar al-Assad. Su iniziativa turca è stato inoltre convocato un consiglio atlantico in merito all'aggressione di cui la Turchia si dice vittima e verso la quale gli Stati Uniti manifestavano appoggio incondizionato in caso di escalation di tipo militare,[63] la Russia al contrario esprimeva il proprio appoggio al governo di Damasco.

Il 10 ottobre due F-16 turchi costringevano un Airbus A320 siriano, partito da Mosca e diretto a Damasco, ad atterrare nell'aeroporto Esenboga di Ankara, sulla base del sospetto che quest'ultimo trasportasse armi destinate all'esercito regolare siriano. Secondo indiscrezioni provenienti da fonti interne all'azienda Rosoboronexport, unica azienda russa nel mercato delle armi export russe, sull'aereo ci sarebbero state tecnologie antimissile destinate ai lealisti siriani. Nell'ambito di questa vicenda i servizi segreti Fsb hanno aperto un'inchiesta su come possa essere avvenuta tale fuga di notizie.[64]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Siria, l'Onu: "Crimini contro l'umanità". Damasco "sospesa" dai Paesi musulmani, su ilfattoquotidiano.it. URL consultato il 16 agosto 2012.
  2. ^ Siria, Iran invia 4mila uomini per Assad, su ansa.it. URL consultato il 16 giugno 2013.
  3. ^ Iran's Hizbullah sends more troops to help Assad storm Aleppo, fight Sunnis, in World News Tribune, 29 luglio 2012. URL consultato il 18 agosto 2012.
  4. ^ http://www.wallstreetitalia.com/article/1598237/siria-baghdad-sciiti-iracheni-combattono-al-fianco-di-assad.aspx
  5. ^ http://www.statopotenza.eu/4333/lukashenko-la-bielorussia-sostiene-pienamente-la-posizione-della-russia-sulla-siria
  6. ^ http://italian.ruvr.ru/2013_06_25/Lavrov-Russia-e-Algeria-sono-concordi-sulla-Siria/
  7. ^ Syria Army Lost 6% of Armored Force – Report, su israelnationalnews.com. URL consultato l'8 luglio 2012.
  8. ^ Syria Military Strength, su globalfirepower.com. URL consultato l'8 luglio 2012.
  9. ^ Syria's Alawite area Assad's last resort, analysts say, su now.mmedia.me, AFP. URL consultato il 26 maggio 2013.
  10. ^ Siria: oltre 39 mila morti in 20 mesi, in ANSA, 15 novembre 2012. URL consultato il 15 novembre 2012.
  11. ^ [1]
  12. ^ TMNews - Siria, proteste represse nel sangue, 70 morti, condanna Obama
  13. ^ Gruppi radicali islamici soffiano sul conflitto
  14. ^ Siria: Assad abroga lo stato d'emergenza - Corriere della Sera
  15. ^ http://www.italia-news.it/esteri-c4/asia-c8648/siria-c8689/siria--rivolte-e-morti--onu-ordina-stop-ad-uso-forza-62055.html[collegamento interrotto]
  16. ^ Croce Rossa: "È guerra civile", su repubblica.it, 16 luglio 2012. URL consultato il 27 agosto 2012.
  17. ^ New York Times, 26 marzo 2011
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  19. ^ (EN) JAY SOLOMON, BILL SPINDLE, Syria Strongman: Time for 'Reform', in Wall Street Journal, 31 gennaio 2011. URL consultato il 21 febbraio 2011.
  20. ^ SIRIA: FALLISCE LA "GIORNATA DELLA RABBIA" INDETTA ON-LINE, in AGI News, 04 febbraio 2011. URL consultato il 21 febbraio 2011.
  21. ^ a b Siria, sì a Facebook e Youtube dopo divieto di 5 anni, in Newsnotizie, 10 febbraio 2011. URL consultato il 21 febbraio 2011.
  22. ^ Siria/ Blogger condannata a 5 anni, "lavorava per la Cia", in TMNews, 17 febbraio 2011. URL consultato il 21 febbraio 2011.
  23. ^ a b Siria, ancora repressione Bagno di sangue a Daraa- LASTAMPA.it
  24. ^ ASCA.it
  25. ^ SIRIA Manifestazioni anche a Damasco, malgrado le promesse di Assad - Asia News
  26. ^ http://www.libero-news.it/articolo.jsp?id=700036
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  32. ^ Assad attacca Al Jazeera e paesi stranieri "Cospirazione, chi vuole guerra l'avrà" - Repubblica.it
  33. ^ Siria. Assad nomina il primo ministro
  34. ^ Siria: 17 dimostranti uccisi a Deraa - Top News - ANSA.it
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  51. ^ Siria, attivisti: 9 morti per attacco carri armati a Homs - Adnkronos Esteri
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  53. ^ Siria: attivisti, 44 persone uccise ieri da sicurezza Damasco - Adnkronos Esteri
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    almeno 35 morti nel Nord-est siriano
  56. ^ Siria, 23 morti nelle proteste di ieri vicino a Alture del Golan | Prima Pagina | Reuters
  57. ^ Uccisi 160 civili. Bombe a Damasco. - ATTUALITA
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