Il governo deve ottenere l' estradizione di Craxi

ROMA - Una condanna definitiva a 5 anni e 6 mesi, due in secondo grado e altre due in primo, per un totale di 27 anni e sei mesi di carcere. Adesso basta. Adesso il governo spieghi perché la Tunisia non ha mai neppure risposto alle ripetute richieste di estradizione per Bettino Craxi, limitandosi a far sapere di ritenere l' illustre ospite un esule politico, e quindi estraneo all' ambito di applicazione della Convenzione italo-tunisina del ' 67. Quaranta deputati della maggioranza, su iniziativa di Diego Novelli, hanno presentato ieri un' interrogazione urgente per sapere "quali iniziative" intenda assumere il governo dell' Ulivo per ottenere l' estradizione "del pregiudicato" Craxi. Proprio ieri sera è stata trasmessa su Rai 2 l' intervista in cui Craxi, dalla sua casa di Hammamet, sorridendo all' intervistatore venuto da Roma, lancia messaggi a destra e manca. E chi ha da capire capisca... Il finanziamento dei partiti? "La pagina più oscura della democrazia e non solo in Italia". Di Pietro? "Un piccolo trafficante". Gli ex alleati, rimasti sulla scena politica, Amato per esempio? Risposta sibillina: "Tutti possono lavorare bene per il paese. Ma certo che se mentono verrà fuori un diavoletto che gli tirerà le orecchie". Craxi accompagna l' intervistatore per la casbah di Hammamet, accarezza i bambini che gli vanno incontro, si siede sulla spiaggia al tramonto. "Non mi rassegno a stare qui", confessa malinconico. "Se ci fosse la commissione d' inchiesta su Tangentopoli potrei dire quello che so, quello che ho visto...", butta là. "Mettendo a posto la casa, ho trovato moltissime lettere, molte di personaggi che oggi sono in primo piano". Parole che in Parlamento già sotto pressione per la commissione d' inchiesta su Tangentopoli hanno scatenato ulteriori polemiche. Ma l' interrogazione presentata ieri per l' estradizione di Craxi nasce prima. Come spiega Novelli, nasce dall' intervista di Antonio Di Pietro a Repubblica, domenica scorsa, in cui l' ex pm chiedeva perché l' ex segretario psi sia ancora latitante. "Il governo ci deve dare una risposta", avverte l' ex sindaco di Torino. "Perché noi siamo gente pubblica, e quando vai nei dibattiti e la gente ti chiede: è vero che nei confronti di questo signore la sinistra riserva un trattamento di favore, noi cosa dobbiamo rispondere?". "Sono i soliti 40 parlamentari che fanno capo direttamente a Di Pietro", liquida la cosa Bobo Craxi. Ma Novelli non ci sta. "Fanatico dei magistrati io? Figurarsi. Tutta la mia esperienza politica si è svolta nel letargo della magistratura italiana, che per 30 anni nei confronti dei poteri forti non vedeva, non sentiva, non parlava". Nell' 83, l' allora sindaco di Torino fu fra i primi a denunciare un giro di mazzette ("rubavano perfino sui cerotti!") nella sua stessa amministrazione, portando alla luce una Tangentopoli ante litteram nella città sabauda. Craxi in persona andò in piazza a chiedere la sua testa. Venne da Roma anche un autorevole esponente del Pci, che rimproverò Novelli di non aver risolto politicamente la faccenda. "è vero", ammette l' ex sindaco, "per un malinteso concetto di unità della sinistra, anche il Pci accettò alcune regole...". Ma quindici anni dopo, dice, la sinistra non può continuare con gli stessi errori, "disarmando le coscienze per desiderio di legittimazione". Novelli ha impiegato poche ore a raccogliere quaranta firme. "Ma avrei potuto averne ancora", assicura. Fra i firmatari, il popolare Bianchi e il diessino Giulietti, la comunista Maura Cossutta, il verde Turroni, i dipietristi Piscitello e Scozzari. Manca un altro "dipietrista" doc, Elio Veltri. Ma solo perché ha già presentato a sua volta, la settimana scorsa, un' interrogazione sullo stesso tema. Una interrogazione documentatissima, in cui si illustrano una per una tutte le tre richieste di estradizione nei confronti di Craxi sistematicamente ignorate da Tunisi. "In tutto questo tempo", protesta Veltri, "il governo si è preso i pesci in faccia dai tunisini senza fiatare. Perché? Perché qui dentro", dice guardando il Transatlantico, "un sacco di gente spera fortemente che Craxi se ne resti buono buono ad Hammamet. Meno parla e meglio è per tutti". Nel mirino, il ministro Flick. In casi del genere, infatti, il ministero degli Esteri, come spiegano alla Farnesina, "fa un po' da passacarte": interviene sulle autorità straniere "con i necessari caldeggiamenti". Ma solo su sollecitazione del Guardasigilli.

di BARBARA JERKOV