CARABINIERI

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La lotta contro la mafia

Una lunghissima guerra

I Carabinieri sono stati impegnati in prima linea, pagando un alto tributo di sangue, nella lotta contro la mafia e la criminalità organizzata. E, finalmente, sono arrivati importanti successi

La sfida più difficile alle forze dell'ordine viene proprio da quei profondi intrecci politici, economici, sociali e culturali che hanno generato attività criminali e che da regioni come la Sicilia, la Calabria e la Campagna si sono diffusi in tutta la penisola, riuscendo spesso a superare i confini nazionali.

Carabinieri cacciatori in azione nella zona dell'AspromonteLo sviluppo del malcostume e della corruzione politica hanno potentemente favorito l'estendersi della criminalità organizzata anche in regioni prima vergini. Eclatante è, senza dubbio, il caso della Puglia, sino agli anni Ottanta caratterizzata da una normale criminalità concentrata soprattutto nelle grandi città portuali. A partire dal 1985 l'offensiva di espansione della NCO (Nuova Camorra Organizzata) del boss Raffaele Cutolo si è saldata alle locali strutture criminali. Per lunghi anni la crescita di un potere mafioso in quella regione, pur documentata dai rapporti delle forze di polizia, è stata praticamente del tutto ignorata a livello politico. La Sacra Corona Unita e le organizzazioni consorelle hanno potuto senza troppo contrasto mettere in piedi un fiorente traffico di droga, quando un'azione tempestiva e decisa avrebbe potuto eliminare le prime teste di ponte. Prima di arrivare a Cosa Nostra, rivediamo cosa sono e cosa hanno combinato le altre due grandi organizzazioni malavitose.

La camorra era già fiorente nel secolo scorso, aveva già avuto modo di stringere ambigue alleanze anche a livello di prefetti e ministri degli Interni. Come negli altri due fenomeni essa parte dalla creazione di un potere parallelo che offre protezione e controllo politico-sociale in cambio di concreti favori. Anche in essa vengono coltivati i miti del camorrista buono, valoroso, abile nel maneggio delle armi, protettore dei deboli e raddrizzatore di torti. Alla NCO si contrapponeva negli anni 1990-1992 la Nuova Famiglia, più legata alla tradizione originaria della camorra, la quale, al di qua dei miti, significa una sola cosa. Essere camorrista vuol dire prevaricare sugli individui e sulle attività economiche per ottenere il potere, usando prepotenza, astuzia e spietata violenza senza scrupoli. La camorra tradizionale era un'organizzazione centralizzata, con una struttura piramidale, i cui membri erano legati da apposite cerimonie di giuramento e di iniziazione. Quasi sempre coincidenti con clan familiari, queste strutture mantenevano il controllo su singoli rioni di Napoli o paesi della fascia vesuviana specialmente nei settori dell'ortofrutta e dei mercati generali.

Raffaele Cutolo, Boss della Nuova Camorra Organizzata.Il dopoguerra apre nuove occasioni alle famiglie camorriste. Ci sono da spartirsi le risorse erogate dallo Stato, ci sono le opportunità di speculazioni edilizie (con conseguente scempio urbanistico) in città come Napoli e Salerno e dell'intera costa campana, ci sono relazioni da stabilire a livello locale con gruppi politici clientelari per averne in cambio appalti, concessioni, privilegi. Ma fino agli anni Sessanta la camorra resta un fenomeno radicato e limitato; poi intervengono due fatti nuovi.

LA BIONDA CHE UCCIDE. Un vecchio manifesto di sensibilizzazione alla minaccia del contrabbando faceva vedere un fumatore che si accendeva la sua sigaretta, mentre alle sue spalle una mano armata sparava. Il messaggio era semplice: chi compra dal banchetto abusivo, arma la mano del grande crimine. La campagna pubblicitaria è passata, come è passata la proposta dell'allora ministro delle Finanze, Rino Formica, di dare un lavoro legale ai contrabbandieri napoletani per sottrarre manovalanza alla criminalità organizzata. I banchetti sono rimasti e sono talvolta cambiati i piccoli venditori, sempre di più immigrati da paesi più poveri. Ma se si alza lo sguardo dai pesci piccoli, si vede che trent'anni fa si verificato il passaggio dal contrabbando di piccolo cabotaggio ad un vero e proprio business. I clan marsigliesi, che prima controllavano questo traffico, vengono emarginati.
I flussi passano ora da Napoli e l'invio in soggiorno obbligato di boss di Cosa Nostra del calibro di Antonino Camporeale, Filippo Gioè Imperiale, Francesco Paolo Bontade favorisce la creazione di nuove alleanze. Cosa Nostra ha interesse a creare strutture più efficienti in Campania con le quali combinare affari: Michele Zaza e famiglie come i Mazzarella e i Nuvoletta sono considerati come gli interlocutori ideali in quanto affiliati alle "famiglie" di Palermo.

l'arresto di Renato Vallanzasca nel 1977Un'altra ondata di criminosa prosperità arriva a metà degli anni Settanta con il traffico della droga. La camorra può ormai disporre di quadri maturi, sprovincializzati, assolutamente in grado di trattare da pari a pari senza conflitti con gli "uomini d'onore" siciliani. "Ma nonostante questo ruolo conquistato (...) e i poteri e lo spazio economico occupati, la camorra (...) fin quasi alle soglie del 1980 non era sta fa adeguatamente valutata dallo Stato e dall'opinione pubblica nazionale (...). In definitiva si può dire che la camorra è vissuta all'ombra della mafia, utilizzando il suo modello e riuscendo a consolidare posizioni senza grandi clamori e senza reazioni consistenti da parte delle pubbliche autorità", recita il rapporto provvisorio approvato dalla commissione parlamentare antimafia del 1982, istituita subito dopo l'uccisione del generale Dalla Chiesa.

IL NUOVO CAMORRISTA. Figura centrale di questa espansione è Raffaele Cutolo nato a Ottaviano del Vesuvio. Anche lui conosce presto le sbarre del carcere per un omicidio, ma trasforma uno scacco in un trampolino di lancio. Servendosi delle estorsioni dei suoi amici fuori di prigione, investe attentamente i soldi all'interno per alleviare le condizioni di giovani detenuti, spesso destinati a uscire presto. Cutolo usa anche il suo ascendente per comporre liti e dispute. I risultati non si fanno attendere: la popolarità tra gli ex-detenutí è altissima, i legami di gratitudine sono molto saldi e una serie di "fiori" comincia ad affluire nelle casse del camorrista. Le offerte in danaro sono però il primo passo per creare una falange di fedelissimi.

una pattuglia di Carabinieri Cinofili. Costituito nel 1957, il reparto cinfili viene impiegato nella ricerca di latitanti e nelle operazioni di soccorsoIl 5 febbraio 1978 Cutolo evade dal manicomio criminale di Aversa e sino al maggio 1979 (quando viene riacciuffato) la campagna acquisti procede a pieno ritmo. La NCO è una piramide il cui vertice assoluto è lui, o' professore; Pasquale Barra, detto o' 'nnimale per la sua ferocia, è il fedele vice che controlla con pugno di ferro i capizona; Oreste Pagano è il vice per la Lombardia. La politica di alleanze è intensa e vivace: rapporti d'influenza, come visto, si sviluppano in Puglia e nel resto della Campania; ottimi sono rapporti con la 'ndrangheta; alleanze vengono strette con le bande lombarde di Renato Vallanzasca (il bel René) e Francis Turatello (faccia d'angelo). Ormai nemmeno la reclusione ferma l'espansione delle attività economiche: gioco d'azzardo, lotto nero, totonero, spaccio di droga, contrabbando di armi e sigarette, rapine, estorsioni, tangenti, truffe sui fondi CEE, biglietti falsi per lo stadio, furto e ricettazione, usura.

Sempre in carcere, grazie a turpi complicità, Cutolo gestisce il torbido affare della liberazione dalle Brigate Rosse dell'assessore regionale campano Ciro Cirillo. Il grande pubblico si accorge finalmente della minaccia quando bisogna ricostruire il cratere dopo il terremoto d'Irpinia. Nel 1980 le cricche clientelari si lanciano sulla torta degli appalti per la ricostruzione, oggetto di molte indagini e processi in corso.
Centinaia di edifici vengono dichiarati falsamente inagibili o danneggiati, dozzine di piani-fantasma vengono approvati e finanziati con grande facilità e su tutto si stende la lunga ombra della camorra.

Chi invece si è accorto presto dei nuovo e sgradevole andazzo sono i clan camorristi di più vecchia data. Nel 1978 Michele Zaza e i suoi creano l'onorata fratellanza, ma Cutolo se ne infischia e infiltra i suoi in nuovi territori. Quando tenta di prendere i controllo della zona Forcella-Duchessa-Mercato-Via del Duomo, nelle mani dei Giugliano-Marano, questi si alleano con quelli di San Giovanni-Portici ed alla fine del 1979 scoppia la guerra tra NCO e Nuova Famiglia. E una guerra senza quartiere: nel 1979 si registrano 71 omicidi di marca camorrista; l'anno successivo sono 134 e salgono a 193 nel 1981, a 237 nel 1982, a 238 nel 1983, per scendere a 114 nel 1984. La guerra si conclude con un indebolimento dei cutoliani e con un rafforzamento della presenza camorristica nel napoletano.

I TANTI NOMI DEL PATTO DI SANGUE. C'è una realtà criminale che è stata così poco conosciuta e così poco descritta che già nell'Ottocento non si sapeva bene come chiamarla. Mafia, camorra, camorra reggina, picciotteria, Famiglia Montalbano, la Santa. Solo due termini sono rispettivamente correnti nei luoghi e nei mass media: onorata società e 'ndrangheta. Il primo nome richiama il concetto di onore. Esso è considerato l'unità di misura del valore di una persona, di una famiglia e ruota essenzialmente intorno alla figura della donna. La donna dà e toglie onore, quindi va controllata e tutelata strettamente perché l'onore non le venga tolto. Se questo accadesse, tocca all'uomo riparare in un unico modo: uccidendo chi l'ha disonorata. Altrimenti né lui, né la sua famiglia hanno più l'onore. Il secondo appellativo ha invece molto probabilmente origini grecaniche. Andragathos significa uomo valoroso e coraggioso e solo una persona con questi requisiti può accedere all'onorata società.

Le cosche mafiose calabresi sono ampiamente conosciute con il vocabolo 'ndrina, un'organizzazione locale autonoma, talvolta distinta in maggiore e minore se nello stesso comune ve ne sono due di differente importanza. Anche 'ndrina è di origine grecanica ed indica la persona dalla schiena dritta, che non si piega mai. Un codice, talvolta scritto e spesso tramandato oralmente, regola la gerarchia degli appartenenti. "L'albero della scienza è diviso in sei parti: il fusto rappresenta il capo di società; il rifusto il contabile e il mastro di giornata; i rami i camorristi di sangue e di sgarro; i ramoscelli i picciotti o puntaioli; i fiori rappresentano i giovani d'onore; le foglie rappresentano la carogne e i traditori della 'ndrangheta che finiscono per marcire ai piedi dell'albero della scienza", recita uno degli statuti sequestrati.

L'entrata nella 'ndrina viene chiamata battesimo, non solo per la solennità dell'avvenimento, ma anche perché chi appartiene all'onorata società vi appartiene per sempre; lo 'ndranghetista è infatti un uomo con due battesimi. Nelle sue memorie un camorrista della 'ndrina del paesino di Presinaci ricorda come fosse stato battezzato picciotto al termine di una rigorosa cerimonia con la formula: "Da questo momento conosco Serafino Castagna come picciotto appartenente a questo onorato corpo di società. Giuro con lui di spartire il giusto e l'ingiusto, qui e fuori di qui e in qualsiasi posto. Se macchie d'onore porterà, tragedia e infamità cadranno su di lui e non sulla società". Per passare da picciotto a camorrista bisognava commettere uno o più sfregi ordinati dalla 'ndrina e poi fare la tirata del sangue. In questa cerimonia l'aspirante camorrista doveva duellare con un camorrista e colpirlo tre volte e succhiargli il sangue dalle ferite. Le lame dei coltelli erano avvolte nello spago e solo la punta fuoriusciva.

IL METODO MORI IN CALABRIA. Nel 1955 vengono commessi numerosi delitti che convincono l'allora ministro degli Interni, Tambroni, ad agire con i mezzi forti. Già nel mese di aprile i Carabinieri avevano partecipato alla caccia di quello che la stampa battezzava "il mostro di Presinaci", quel Salvatore Castagna che in un sol giorno aveva ammazzato cinque compaesani. Cinquecento Carabinieri con unità cinofile, insieme ai colleghi della polizia, riescono dopo una battuta che ricorda quelle contro il brigantaggio a catturare lo 'ndranghetista.

Nell'estate il ministro spedisce in Calabria il giovane questore di Trieste, Carmelo Marzano, in sostituzione del questore Pietro Sciabica, per ripulire dai latitanti il reggino. Tanta è la distanza tra Stato e cittadini che viene coniata l'ironica battuta: "A Reggio sono arrivati i marziani".

Marzano si muove con rapidità allontanando fuori dalla questura le persone giudicate meno affidabili. Sul flusso di raccomandazioni e sollecitazioni da parte di esponenti politici cala il black-out totale.
Di nuovo i Carabinieri sono in prima linea nella gigantesca operazione lanciata dal questore: controllo del territorio, misure amministrative, ripristino di ammonizione e confino, revisioni dei porti d'arma. I risultati sono: 261 arresti, 22 fucili, 2 mitra, 61 pistole, 136 pugnali e armi bianche entro il 27 ottobre.

Dopo 57 giorni il ministro dichiara ufficialmente conclusa l'operazione ma il prefetto di Reggio Calabria Pietro Rizzo scrive allo stesso ministro: "La mafia che sarebbe stata presunzione ritenere di aver eliminato nel volgere di tre mesi, colpita nelle ramificazioni, ha purtroppo salde radici che soltanto un'azione paziente e graduata nel tempo potranno distruggere". Sull'azione delle 'ndrine si stende il silenzio.

Nel frattempo, dal 1950 al 1980, la violenza caratteristica della 'ndrangheta causa il 90 percento dei 2.100 omicidi commessi in zona. Gli anni Sessanta portano nuovi ignobili e ricchi guadagni con la droga, i sequestri di persona ed il mercato di appalti e subappalti. Saltano così gli equilibri rappresentati dai capibastone dominanti nel ventennio precedente.

Dal 1965 al 1969 infuria la prima fase della guerra fra le 'ndrine con epicentro a Reggio. Il vecchio capobastone di San Martino Taurianova Giuseppe Zappia, lancia un appello all'unità in una riunione segreta, ma la proposta urta contro il tenace paticolarismo delle famiglie. La seconda fase è segnata, nel 1974, dall'assassinio di Giovanni De Stefano nel Roof Garden, un locale chic di Reggio. Nel 1975 vi saranno 93 morti e 101 nell'anno successivo: dallo scontro fra i Tripodo e i De Stefano emergeranno i secondi. E' in quest'epoca che il coltello viene definitivamente sostituito con il mitra e con il tritolo: si perde anche qualunque residuo rispetto della persona umana con frequenti sfregiamenti di cadaveri. "Sembra che non gli importi neppure di morire: è la vita che non vale più nulla", commenta amaro un giovane ufficiale dei Carabinieri.



Approfondimento: Reparti speciali

uomini del GISNel corso degli anni l'originaria articolazione territoriale dell'Arma dei Carabinieri è stata adattata alle esigenze geodemografiche ed operative in relazione alle tipologie e alle metodologie criminali, con reparti differenziati per entità ed ampiezza giurisdizionale (Divisioni, Comandi Regionali, Comandi Provinciali, Comandi Intermedi e Stazioni). Si è quindi aggiunta una linea di reparti ad alto profilo di specializzazione, dotati di mezzi e tecnologie mirati ad interventi in situazioni e/o ambienti difficili.

Per cui ai carabinieri a cavallo, nati con l'Arma stessa e ancora utilissimi in battute su territori impervi specialmente in Calabria e nelle maggiori isole, si sono affiancati: dal 1922 gli sciatori e i rocciatori, istituiti con compiti di vigilanza e soccorso in alta montagna; dal 1953 i subacquei impiegati per il recupero di corpi di reato nel mare e nelle acque interne, in situazioni anche molto complesse per l'insidia dei fondali, dal 1955 i tecnici e gli assistenti di laboratorio del Centro Carabinieri Investigazioni Scientifiche (Ccis) per le indagini di polizia giudiziaria; dal 1957 i cinofili, idonei alla ricerca di catturandi e in operazioni di soccorso; dal 1964 i nuclei operativi e radiomobili per servizi di prevenzione e pronto intervento con i quali sempre più spesso e con successo cooperano dal 1965 gli elicotteristi che affiancano pure dal 1969, specialmente in estate, gli equipaggi delle motovedette; dal 1974 i tiratori scelti assegnati ai Comandi regionali per situazioni ad alto rischio, dal 1991 i Cacciatori degli squadroni eliportati, che operano in funzione antisequestro nella regione dell'Aspromonte e in Sardegna.

Né vanno dimenticati i Comandi (Antidroga; Antisofisticazioni e Sanità; Tutela del Patrimonio Artistico; Banca d'Italia) e i Nuclei (Ispettorati del Lavoro; Operativo Ecologico e Antifalsificazione monetaria). Un cenno a parte merita infine il Raggruppamento Operativo Speciale (Ros): istituito il 3 dicembre 1990 al quale sono affidati compiti di contrasto specifico della criminalità organizzata su tutto il territorio nazionale: è articolato in Sezioni e Reparti specializzati per tipologia criminale e si è distinto in operazioni particolarmente brillanti, quali la cattura del famigerato boss mafioso Salvatore Riina (1993).

V.P.

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