Prede di guerra Molti di questi trofei furono conquistati proprio dal nostro Jacopo il 25 maggio 1602 con la vittoria e la conquista delle galere di Alessandria, la Capitana e la Padrona! I bottini di guerra erano il segno tangibile dell’impegno dei cavalieri nella lotta contro i turchi ed i barbareschi. La loro importanza ed il valore simbolico erano notevoli, come risulta anche dalle relazioni che i comandanti delle galere consegnavano al Granduca, al ritorno da ogni impresa. Coloro che avevano sottratto delle prede ai nemici ne descrivevano minuziosamente ogni dettaglio e, così, di ogni bandiera se ne illustravano la forma, il colore, le dimensioni, il tipo di stoffa e le decorazioni. Se sulla bandiera era presente una scritta in arabo, questa veniva fatta addirittura tradurre appositamente da interpreti. La collezione di bandiere posseduta dall’Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano è unica nel suo genere. Considerando che oggi se ne conservano ancora 92, possiamo dire che quasi tutta la collezione si è conservata, anche se molti esemplari sono stati più volte restaurati e talvolta hanno perso alcune delle caratteristiche originarie: nel corso del tempo le parti più deteriorate venivano tagliate e quelle più sbiadite a volte furono ritinte.. Nel 1820 tutti i pezzi furono, infatti, lavati, ricuciti, rammendati dove occorreva. Nel 1851, come ricorda una lapide ancora oggi visibile in chiesa, furono restaurati da una signora irlandese, l’abile ricamatrice Butler Handcock, e nel 1854, invece, furono nuovamente trattati dal pittore Santi Neri. A partire dal 1926 le bandiere più belle furono incorniciate, protette da vetri e collocate, come fossero quadri, lungo le navate della chiesa e poi nuovamente restaurate nel 1956 per rimediare ai danneggiamenti subiti durante la seconda guerra mondiale. Un ultimo e decisivo restauro è stato completato il 29 giugno 2000, sotto la direzione della Soprintendenza di Pisa e con il contributo di fondazioni locali, consentendo di esporre nuovamente vessilli e fiamme, a vivaci colori e in tutto il loro splendore. Si riconoscono le classiche forme a triangolo caratteristiche delle fiamme di combattimento turche, o quelle tipiche, invece, degli stendardi e dei pennoncelli. Studiando le decorazioni e i tipi di tessuto è possibile riconoscere tre gruppi fondamentali di bandiere. Il primo tipo (che è quello che conta più elementi) è costituito da bandiere di forma semplice e dimensioni irregolari, in lino o cotone, con decorazione ottenuta tramite accostamento di teli diversi che formano strisce verticali oppure a zig-zag con cornici a rombi. I colori dominanti sono il bianco e il rosso, alternati, a volte, con verde e giallo Al secondo gruppo, invece, appartengono bandiere più grandi (alcune raggiungono i 7 metri di lunghezza) e sono realizzate in taffetas di seta a fondo chiaro. La maggior parte di esse mantiene la forma triangolare, molto allungata, con cornice a motivi geometrici. Le decorazioni sono costituite da armi stilizzate, mezzelune, serpenti, fiori, scritte e la tecnica di tessitura è sempre molto raffinata. A questo gruppo appartiene anche una bandiera che, secondo la tradizione, fu sottratta dai Cavalieri di Santo Stefano ad Alì Pascià durante la battaglia di Lepanto. L’ultimo gruppo, invece, è costituito dai pezzi con fondo in seta rossa e decorazioni in giallo, di forma e dimensioni irregolari. I motivi decorativi possono essere elementi geometrici, l’alternanza di un giglio di colori diversi, le mezzelune. A questo gruppo appartiene una bandiera molto particolare che ha come decorazione la doppia spada di Allah. Vi sono infine le bandiere e gli stendardi toscani, innalzate sulle galere dei cavalieri e portanti le effigi simbolo del potere dei Medici sul Mediterraneo.
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