Contatti cerca


10 giugno 2009



Gheddafi a Roma, tra le polemiche

Prima visita da capo di Stato del leader libico. Ad attenderlo un Berlusconi troppo cerimonioso. E svanisce l'ipotesi di un intervento nell'aula del Senato

immagine documento

Il premier libico Muammar Gheddafi è giunto a Roma questa mattina. Una fitta serie di appuntamenti scandiranno la sua permanenza nella Capitale. Incontra Berlusconi ed il Presidente Napolitano e riesce a presentarsi con una foto in bianco e nero che ritrae un eroe della resistenza anti-italiana in Libia in bella mostra sulla divisa!!

Giovedì sarà al Senato, dove terrà un discorso, poi visiterà La Sapienza ed il Campidoglio. Venerdì è previsto un incontro con il Presidente di Confindustria Emma Marcegaglia e con il Ministro delle Pari Opportunità Mara Carfagna. Gheddafi avrebbe, inoltre, espresso il desiderio di vedere la delegazione degli ebrei romani di origine libica, creando non pochi imbarazzi fra i rappresentanti della Comunità ebraica romana. Riccardo Pacifici, Presidente della Comunità, ha commentato: “ma il colonnello vuol veramente questo incontro? non vorrei come sostengono alcuni che sia una scelta tesa ad umiliare gli interlocutori”. Ma i fronti di protesta nei confronti della visita del Presidente Libico sono molti.

Se Walter Verini, deputato PD nella commissione Politiche dell’unione europea della Camera chiede al governo "di farsi interprete dei sentimenti dei famigliari delle vittime della strage di Ustica che pochi giorni fa hanno scritto una lettera al presidente del Consiglio per sensibilizzarlo su questo tema. Il colonnello Gheddafi ha sempre detto di conoscere la verità sulla tragica vicenda e di essere testimone volando negli stessi momenti della strage nei cieli di Ustica. Visti i rapporti di amicizia e la cooperazione tra i due paesi, il governo chieda a Gheddafi di collaborare con la magistratura italiana, che ancora indaga sulla vicenda, e di incontrare i famigliari delle vittime. Deve essere fatto tutto il possibile per sgombrare ogni ombra su questa tragedia”. Daria Bonfietti, presidente dell’associazione delle vittime di Ustica, ha scritto al presidente del Consiglio per inoltrare una richiesta formale d’incontro al leader libico. I retaggi di quanto accaduto 29 anni fa sono ancora presenti nell’animo di molti. L’anno scorso è stata aperta una nuova inchiesta giudiziaria a seguito di alcune dichiarazione rilasciate da Cossiga, che avrebbero fatto riemergere la possibilità concreta del coinvolgimento libico nella strage.

Ma la rabbia e l’indignazione si concentrano su un altro importante tema, quello dei diritti umani. Le proteste arrivano dal senatore del Partito Democratico Pietro Marcenaro, presidente della commissione Diritti Umani, dai radicali dall’Idv, da Amnesty International. Spiega Marcenaro:“Come è noto l'Italia ha stipulato con la Libia, con la legge 7/09, un importante accordo di partneriato, amicizia e cooperazione che chiude la pagina storica del colonialismo italiano e getta nuove basi di reciproca amicizia. Questo non comporta la rinuncia ad esprimere i propri giudizi e le proprie preoccupazioni, soprattutto in materia di diritti fondamentali e libertà di espressione e di pensiero. Il mio messaggio è rivolto in particolare agli interlocutori politici italiani che lo incontreranno. In questo senso chiedo loro di rivolgere al leader libico domande specifiche come, ad esempio, la possibilità di visitare, per i parlamentari italiani, le organizzazioni internazionali e non governative e per i giornalisti, i centri per l'immigrazione sul territorio libico, siano essi di accoglienza, trattenimento o detenzione; di poter parlare liberamente con le persone lì trattenute e respinte dall'Italia; di chiedere rassicurazioni sugli eventuali rimpatri, sulle modalità con cui avvengono e verso quali paesi di destinazione”. Marcenaro ha, inoltre, chiesto informazioni sulle condizioni di salute di Fathi el-Jahmi, di Idriss Boufayed e di altre undici persone imprigionate a seguito di condanne emesse senza aver rispettato il diritto di difesa. Le condizioni dell’arresto, peraltro, sarebbero state assimilabili alla formula di “prigionieri di coscienza”, categoria creata da Amnesty International per definire le discriminazioni compiute secondo razza, religione, colore della pelle, lingua, orientamento sessuale e credo politico.

"Va bene che l'Italia come tutti i Paesi democratici riceva anche i tiranni, ma l'accoglienza da rockstar riservata a un despota come il colonnello Gheddafi, che da oltre quarant'anni tiene il suo Paese sotto una feroce dittatura personale e familiare, è indecente. Cos'ha Gheddafi di meglio, di meno lontano da un accettabile rispetto dei diritti umani, dei militari della giunta al potere in Birmania giustamente esecrati e di cui si chiede l'isolamento?". Il senatore del Pd Roberto Della Seta ha commentato così le polemiche sulla visita a Roma di Gheddafi, e preannuncia sul tema un'interrogazione ai ministri Frattini e Maroni: "Il leader libico - ha affermato l'esponente democratico - va trattato certo come un capo di Stato, ma senza perdere il senso della misura: perché chiudere al pubblico uno dei grandi parchi romani, Villa Pamphili, per consentirgli di piantare lì la sua tenda? Perché ospitarlo con tutti gli onori alla Camera e al Senato che sono i principali luoghi simbolici della democrazia e della libertà? Perché permettergli indecorose buffonate come rivolgere un discorso dal balcone dell'aula di Giulio Cesare in Campidoglio? Il regime del colonnello Gheddafi si è macchiato negli anni di crimini continui ed orrendi, e ancora oggi è sotto accusa per la violazione sistematica dei diritti umani del popolo libico e degli sventurati che transitano dalla Libia nella speranza di raggiungere le coste europee. Fare finta che tutto questo non esista, celebrare questo tiranno come una sorta di 'figliol prodigo', non è 'real-politik': è molto più semplicemente una vergogna".

Della Seta si riferisce anche alla riunione del gruppo, dalla quale è emerso l'indirizzo di inviare una lettera al presidente del Senato Schifani, firmata dal capogruppo Finocchiaro, per annunciare e spiegare che il Pd non sarà in aula giovedì. Passaggio chiave della missiva, si spiega, sarà la sottolineatura della prassi che vuole la conferenza dei capigruppo decidere sempre all'unanimità su questioni importanti, come può essere l'intervento di Gheddafi che parlerà come leader dell'Unione dei Paesi africani. Questo anche per disinnescare la polemica scoppiata all'interno dei democratici, con diversi senatori intervenuti criticando il via libera del Senato alla presenza del colonnello, dato ieri nella capigruppo in cui a rappresentare il Pd era il vice presidente Nicola Latorre. «Nessuno mi ha contestato durante l'assemblea del gruppo, nessuno ha detto "Latorre ha sbagliato"», ma quelli che sono intervenuti hanno riproposto la questione dell'opportunità della presenza di Gheddafi in aula ed hanno manifestato questo disagio, dando mandato alla presidente di avviare i conseguenti passi», ha poi spiegato lo stesso Latorre.

Massimo D'Alema dice che non trova nulla di "scandaloso" nel fatto che Gheddafi (che venerdì sarà ospite della fondazione dell'ex ministro degli Esteri, ItalianiEuropei) parli in Senato. "Un pronunciamento contro non avrebbe senso, qui alla Camera venne a parlare Arafat, con la pistola". Parole che, però, non convincono il segretario del PD Dario Franceschini: "''Sono d'accordo con le decisioni che prendera' il gruppo del Senato. Il gruppo non ha deciso di disertare l'Aula ma chiesto al presidente del Senato di ospitare Gheddafi al Senato in un luogo diverso dall'Aula. Siamo in attesa della risposta della presidenza".

E Schifani a sera fa sapere di accogliere la richiesta. Gheddafi parlerà nella Sala Zuccari e il discorso ai senatori sarà preceduto da un intervento del presidente del Senato.
Fe.Gas.




tag
gheddafi   libia   villa pamphili  
Servizi
stampa stampa
promemoria promemoria: effettua il login per aggiungere questo documento al tuo promemoria
mail newsletter
mobile PD Mobile: digita www.partitodemocratico.it/mobi, oppure naviga la home page PD con il tuo cellulare