Milano, 13 febbraio 2015 - 16:24

Libia nel caos, l’Isis conquista Sirte
«Minaccia a pochi km dall’Italia»

Il ministro degli Esteri: «Italia pronta a combattere nel quadro della legalità internazionale». L'ambasciata a Tripoli: «Lasciate subito il Paese»

di Redazione Online

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(foto d’archivio) (foto d’archivio)
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Si aggrava la situazione in Libia. Venerdì pomeriggio l’ambasciata italiana a Tripoli ha rinnovato l'invito ai nostri connazionali a lasciare «temporaneamente» il Paese. L’indicazione era stato pubblicata sul sito www.viaggiaresicuri.it già il 1 febbraio. È stata reiterata dalla Farnesina visto l'aggravarsi della situazione nel Paese e l'avanzata jihadista. Dopo avere conquistato Derna, nella notte tra giovedì e venerdì Isis ha preso il controllo di Sirte, 450 km a Est di Tripoli. Notizie che preoccupano non poco il governo italiano. Tanto che il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, intervistato da SkyTg24, ha parlato di «minaccia terroristica attiva a poche ore di navigazione dall’Italia». Aggiungendo che se non si dovesse arrivare a una mediazione, «bisogna pensare con le Nazioni Unite a fare qualcosa in più». «L’Italia è pronta a combattere, naturalmente nel quadro della legalità internazionale».

Isis arriva a Sirte

L'ambasciata italiana a Tripoli (Ansa)
L'ambasciata italiana a Tripoli (Ansa)

La situazione a Sirte è precipitata nella notte tra giovedì e venerdì. Isis è entrata in città. Istituendo, secondo alcune fonti, il proprio quartiere generale in un edificio nella zona centrale. Un gruppo di militanti ha preso il controllo di alcune radio e della tv locale. Diffondendo da quegli studi messaggi di al-Baghdadi e proclami della formazione islamica, invitando la popolazione a sottomettersi. Foto di combattenti in tuta mimetica ai microfoni delle emittenti sono state diffuse sui social network. Secondo gli osservatori internazionali bisognerà ora attendere per capire come reagiranno altre formazioni terroristiche presenti nel Paese, Ansar al-Sharia e alcune milizie di Fajr Lybia.


Attaccati pozzi petroliferi

Non si tratta delle uniche azioni compiute nel Paese da Isis. Sempre venerdì i militanti hanno attaccato due pozzi petroliferi, a El Bahi, nei pressi del terminal costiero di Ras Lanuf, e a el Dahra, nel Sud Ovest. Ad Al Bahi gli scontri a fuoco con le guardie del giacimento sono iniziati all’alba e in mattinata erano ancora in corso. Ad El Dahra invece uomini di Isis hanno dato fuoco a una raffineria, definita «una delle più importanti» della zona di Sirte. Il 4 febbraio Isis, attraverso Ansar al Sharia, aveva attaccato un altro pozzo libico francese, al Mabrouk, a circa 170 km a Sud di Sirte facendo almeno 10 morti.

Il 27 gennaio scorso i jihadisti avevano attaccato l'hotel Corinthia di Tripoli, uccidendo 9 persone, tra cui 5 stranieri. Che la situazione sia fuori controllo lo conferma anche l’annuncio del presidente egiziano al-Sisi che provvederà ad evacuare i suoi connazionali tramite ponte aereo. Venerdì Isis ha riferito di avere sgozzato 21 ostaggi egiziani copti, rapiti a Sirte all'inizio di gennaio. Diffondendo immagini che mostrano i lavoratori egiziani in tuta arancione.

Gentiloni: «Pronti a combattere»

Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, intervistata da SkyTg24, è stato chiaro: «Se non si trova una mediazione», bisogna pensare «con le Nazioni unite a fare qualcosa in più». L’Italia è «pronta a combattere in un quadro di legalità internazionale». E aggiunge: le immagini della bandiera nera dell’Isis sulla cupola di San Pietro sono «farneticazioni propagandistiche, che non possiamo però sottovalutare». Sulla stessa linea il premier Renzi che, intervenendo giovedì sera all’uscita del Consiglio europeo, aveva parlato di «emergenza internazionale, non solo europea». «La Libia è un grande problema del nostro tempo, da risolvere con decisione e probabilmente anche con impegno ulteriore», aveva aggiunto. «L’impegno di Bernardino Le’on dell’Onu non è stato purtroppo sufficiente, l’Italia è pronta a fare la propria parte».

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