31 luglio 2019 - 15:44

In Sardegna la sabbia rubata dai turisti (10 tonnellate!) restituita alle spiagge

Accordo tra vari enti territoriali: si tratta dei materiali sequestrati negli ultimi dieci anni all’aeroporto di Olbia. La loro destinazione: la spiaggia di Porto San Paolo e l’isola di Tavolara

di Claudio Del Frate

In Sardegna la sabbia rubata dai turisti (10 tonnellate!) restituita alle spiagge
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La sabbia sequestrata ai turisti che lasciano la Costa Smeralda dopo la vacanza è tornata ai luoghi a cui era stata sottratta. «Pensavamo si trattasse di qualche bottiglietta e invece dall’aeroporto do olbia ci hanno ragguagliati: guardate che qui abbiamo 10 tonnellate tra sabbia e rocce...». Furto dopo furto, mese dopo mese, questa è la quantità di materiale che nell’arco di dieci anni è stata portata via agli arenili di una piccola porzione dell’isola. Una misura che dà l’idea di quali danni possa provocare all’ambiente il malcostume di mettersi in valigia a mo’ di souvenir della vacanza un campione di sabbia di una delle zone più belle d’Italia. Ma un accordo raggiunto ora tra più enti territoriali della Sardegna non solo ha riportato al loro posto tutto il «maltolto» ma si propone anche di evitare in futuro il ripetersi di questi episodi.

Magazzini pieni

L'accordo ha messo attorno allo stesso tavolo la Geasar (la società che gestisce l’aeroporto di Olbia), l’area protetta marina di Tavolara, l’Enac, la Regione Sardegna e il Corpo Forestale dello Stato. Tutti riuniti per un obiettivo virtuoso: riportare la sabbia rubata dai bagnanti ai luoghi a cui appartiene. Come sia nato l’accordo lo racconta Augusto Navone, direttore dell’area protetta di Tavolara, uno dei «paradisi» naturalistici della Costa Smeralda. «Qualche mese fa abbiamo ricevuto una telefonata dall’aeroporto di Olbia. Ci avvertivano che nei loro magazzini giaceva tutta la sabbia, i campioni di roccia, le conchiglie che nel corso degli anni venivano trovati nelle valigie dei vacanzieri che lasciavano l‘isola». Un gesto compiuto di frequente, magari in buona fede. «Il problema - sottolinea Navone- si è posto quando ci è stato comunicato il volume del materiale sotto sequestro: dieci tonnellate!».

Un percorso a ritroso

Un granello dopo l’altro, quella è la quantità accumulatasi nel giro di dieci anni. «E’ impressionante - dice ancora il direttore dell’area marina- perché ci dà un’idea di quanto sia diffusa l’abitudine di portar via la sabbia dalle spiagge. Il più delle volter vengono riempite bottigliette da mezzo litro, senza badare al danno che si arreca all’ambiente». Si trattava dunque di smaltire il materiale da anni sotto sequestro cercando di trasformarlo in una azione virtuosa. L’idea che si è fatta strada è stata quella di riportare i souvenir» nei luoghi di appartenenza ma ricostruirne il cammino a posteriori .

Destinazione San Paolo e Tavolara

«Con la consulenza di geologi dell’università di Cagliari - racconta ancora Navone - e la supervisione di Regione e Corpo Forestale abbiamo individuato due aree che potevano essere compatibili con il materiali sequestrati e lì li abbiamo portati: sono la spiaggia di Porto San Paolo, a sud di Olbia, dove sono state riportate 6 tonnellate di Sabbia e l’isola di Tavolara a cui sono state destinate invece le rocce». Operazione non facilissima dal punto di vista logistico ma che è stata portata a termine in tempo per l’apertura della stagione dei vacanzieri.

Ora la prevenzione

L’ambizione, però, è adesso di fare un passo avanti ed evitare il ripetersi delle asportazioni di sabbia. La classica opera di prevenzione. «Il prosieguo dell’accordo prevede che nell’area degli arrivi dell’aeroporto di Olbia venga collocato del materiale informativo che avverte i turisti delle regole da rispettare: che prelevare la sabbia è reato, che si tratta di un danno all’ambiente. Prevediamo di piazzare un cilindro di plexiglass in cui mettere tutte le conchiglie sequestrate e un video in più lingue».

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