sviluppo e crescita

Dopo Apple in arrivo a Napoli altri big dell’hi-tech

Il campus universitario di San Giovanni a Teduccio, inserito dalla Commissione Europea in una lista ristretta dei migliori progetti dell'Unione, sarà ampliato grazie ad un finanziamento dai fondi europei per la coesione destinati alla Campania

di Vera Viola

3' di lettura

Se una “rivoluzione” c’è stata negli ultimi anni a Napoli, questa è avvenuta nel campo dell’innovazione. Dopo lo sbarco di Apple a San Giovanni a Teduccio, altre multinazionali si sono localizzate nello stesso Polo universitario e altre ancora si preparano a farlo. L’ultimo annuncio è di qualche giorno fa: il presidente di Leonardo, Gianni De Gennaro, ha detto che presto sarà avviato a Pomigliano d’Arco un centro di innovazione. Leonardo avrà anche una sede nel Polo universitario fredericiano.

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Così anche altre imprese si candidano ad aprire a Napoli – si parla di Oracle, Amazon, ma per ora sono voci di trattative in corso – tanto che gli spazi a San Giovanni sono ormai quasi saturi.

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La prima pietra è stata proprio quella del Polo universitario della Federico II, (inserito dalla Ue in una ristretta lista dei migliori progetti). A inaugurare il Campus sono state tre anni fa le matricole di Ingegneria ora vicine alla laurea triennale. E subito dopo hanno varcato i cancelli i primi 200 giovani della Apple Academy, nel 2016: i diplomati ad oggi sono 1000 provenienti da 40 Paesi diversi. Dopo hanno fatto rotta su Napoli le Academy di Cisco, Tim, Fs, Intesa San Paolo, Deloitte, Merck, alcuni già in ampliamento. Oltre al centro di servizi metrologici “Cesma” e l’incubatore d’impresa Campania New Steel. Di tutto ciò si parlerà mercoledì 30 ottobre in occasione del l roadshow “Innovation Days – Le eccellenze del territorio”, organizzato dal Gruppo 24 ORE (via Santa Chiara 49).

«Il nostro bilancio è molto positivo – dice Enrico Mercadante, responsabile Innovation & Digital Transformation di Cisco Italia –. Troviamo un ambiente stimolante, in cui imprese e istituzioni hanno interesse a mettersi in gioco». Il manager sintetizza: «C’è una coralità che fa di Napoli una capitale europea dell’innovazione, alla pari di Berlino, Barcellona. Perciò noi continuiamo a investire qui».

Anche presenze storiche si rafforzano, e non solo nell’area di San Giovanni. A esempio Accenture a Napoli, nel Centro direzionale, ha un importante polo che in pochi anni ha raggiunto le 1800 unità. Fabio Benasso, presidente e ad di Accenture Italia dice: «Siamo partiti sviluppando un eccellente rapporto di collaborazione con l'Università Federico II ed oggi abbiamo un centro leader sul fronte dell'innovazione tecnologica e competitivo a livello internazionale, in grado di sviluppare servizi scalabili ad alto valore aggiunto». C’è Ibm al Centro direzionale ed Ntt Data che si prepara ad assumere 500 persone.

«Sia chiaro – precisa Giorgio Ventre, direttore scientifico della Apple Academy – Non si partiva da zero, c’è da tempo un nocciolo duro di aziende ict nel Napoletano. Oggi abbiamo gli studenti di ingegneria informatica che trovano più facilmente lavoro, secondo Almalaurea». La Regione sta facendo la sua parte. Basti solo pensare alla borsa di studio da 800 euro mensili per tutti gli studenti della Apple Academy per un totale fino ad oggi di 12 milioni. «Le Academy sono strategiche – spiega l’ assessore regionale Valeria Fascione – poiché sono al tempo stesso luogo di ricerca e di sperimentazione. La Regione ci crede e investe per creare un competitivo hub internazionale della trasformazione digitale». In totale nell’ultimo triennio ha stanziato 500 milioni di euro. Tutto ciò ha sollecitato anche le imprese locali e di minori dimensioni. Si pensi a Protom, Gematica, Bit4id, Graded, Tecno. Dice Gaetano Cafiero, alla guida di Kelion ed ex presidente della sezione it dell’Unione industriali di Napoli: «Le realtà locali assumono un gran numero dei giovani delle Academy e inoltre stando a contatto con i big esse crescono». Napoli è diventata la terza città italiana per numero di startup (403).

Contaminazione: la parola d’ordine. Se ne fa carico il Digital Innovation hub. «Il 23 ottobre – racconta Gino Nicolais che ne è il presidente – le grandi imprese incontreranno le piccole, le prime apriranno i propri laboratori per favorire sperimentazioni ». Quali sono gli obiettivi da perseguire per il futuro è tema all’ordine del giorno. «Dobbiamo portare sul territorio grandi imprese e grandi centri di ricerca – ammette Nicolais che segue il processo da qualche decennio, sin da quando come assessore regionale istituì la rete dei centri di competenza – quelli che non dismettono mai e continuano a investire». La Federico II e il suo visionario rettore Gaetano Manfredi hanno predisposto gli spazi per il nuovo che verrà. È in costruzione il raddoppio del Polo di San Giovanni con un finanziamento di 70 milioni circa della programmazione europea 2014-2020. «San Giovanni è un modello che replicheremo in tutto l’ateneo – dice – in ciascun dipartimento ci saranno gli studenti universitari, le academy, le imprese e i laboratori».

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